domenica 4 dicembre 2016

La candela

di Sandra Collura
(foto di Laura Collura)

In una sera vuota
la volubile fiamma della candela
d’angoscia pulsava.

Cominciò poi a tremare
come il rantolo della vita che si spegne
che si fa sempre più corto
infine sembrò morire
s’ allungò, si stirò, apparve solo un puntino blu
si dissolse la luce e la sua vita
in un fil di fumo nero.

Da quell’inerzia dolce
senza un perché s’accese una fiammella
piccola e brillante.
Consumò, col suo calore la bianca cera
creò nuove cose e forme
una stalagmite trasparente
la colonna di un tempio
le canne di un organo e da quelle poi,
lungo il fianco del suo corpo mutilato,
un bianco altare e un’altra fiammella ancora
sorgeva e cantava un salmo di gloria
e poi ancora un’altra più piccola
ma vitale e luccicante.
Erano cinque, tante
ognuna con la sua vita trasmessa, contagiata.
E’ forse simile a questa la nostra vita
che si trasmette e contagia quando  sembra finire?

Poi quell’effimera cattedrale di luce si sciolse
in un lago di lagrime dense
impantanandosi a terra
in piccole onde solidificate
e quel miracolo di moltiplicazione di luce
si raccolse in un’unica fiamma
che svettava solitaria, ultimo baluardo
nato da quelle diverse morti
che per un breve tempo
s’erano accese di vita

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