venerdì 31 luglio 2015

medianoche (midnight, 2007)



by guido monte
                                                                                       
[ Once Terence’s Chremes: humani nil
a me alienum puto, ‘ all that’s human,
 it isn’t far from me ’ −
 but Hesiod’s visiting angels: idmen
pseýdea pollà léghein etýmoisin omoia,
  ‘ ours are voices of credible lies ’
at last Pindar, dedaidalmenai pseydesi poikilois
 ecsapatonti mýthoi...‘ myths, mixed
 with credible lies, confuse us...’ ]

1
When it’s caught up
 every little human illusion...
Wenn aus den Weltenweiten
an ending voice says:
«es medianoche...midnight»,
je reçois the last black human clouds
d’un monde encore tout seul,
of a wars world alone
                   wars that can’t be off

2
 Ting,
the melting pot:
_______
___ ___
_______
_______
_______
___ ___
linn the fire, sunn the wind
on this different way
où nous sommes des otages de l'obscurité,
where we’ re hostages of darkness

(sed Ezra: «nor are here souls, nec personae...
nothing matters but the quality
 of affections»)

3
L’antico umore una volta
s’accese nel calore del sole
 once the ancient mood caught life;
here are the lands, vastes mondes,
beithe luis nin
 how many stars listen
to the mutable human noises

et dans un instant
you must decypher un long espoir,
time sweeping away the pale day
dans une terre loin de la terre
and before chaos...
chaos, the only cosmos’ face:
nous ne sommes rien d’autre
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Beithe luis nin ( birch, ash, rowan) are the universal references of beth luis nion , the first three letters of an ancient Celtic alphabet.
The verses of “Ezra”: Ezra Pound, Canti Pisani (Pisan cantos), LXXVI.

giovedì 30 luglio 2015

Il Niente richiamato all'esistenza (2000)

di Guido Monte e Vittorio Cozzo

Il dipinto di una folla in preghiera davanti al sole,
un dipinto nascosto all'interno di una medaglietta
che custodisce il bianco di anni e anni
della piazza più antica di Milano,
la piazza della luce di un solo giorno,
frammento di altre luci. Il sogno della folla,
sogno di niente, di vanità, rimpicciolisce e diventa
anch'esso altro niente, altra vanità:
la mancanza di cose e pensieri per vedersi dentro,
per esseri il cui destino (per loro sconosciuto)
è chiuso in una lacrima interna dentro il fumo
di una stanza fuori mano, dentro una terra umida,
di visi sbigottiti e vetri rotti.
Macerie di sangue umano che nessuno conosce.

Un volto confortante abbraccia le menti malate
degli uomini in preghiera solo al tramonto,
ed altri druidi ed altri ancora tra freddo e neve
iniziano il vecchio antico rituale di troppi millenni prima.
"Verrà il giorno in cui la luce schiaccerà
chi guarda nel vuoto, dicono, chi cammina al buio,
scontando così, per tutta la vita, una falsa colpa".
Passano tutti insieme per una strada impregnata di odori,
periferica, senza passanti come è sempre stata,
e tra i palazzi apparentemente abbandonati un dubbio
per troppi perché... (le risposte? no, non ne troveranno,
a parte qualcosa di strano nell'aria).

Ora le menti-mele malate-addormentate sono assorte
nel Grande Giardino; qualcuno doveva pur sedersi
a succhiarne i semi insieme a noi. Nel Giardino
macchine motori alberghi, gente che va e che viene;
il giorno e la notte, gemelli, si chiedono
se esiste ancora ciò di cui non sentono parlare
da tanto tempo e non ricordano più. Anche noi
ci sediamo nelle stanze, sui divani,
e telefoniamo annoiati, o cerchiamo nel televideo
la stanca verità che è fuori e dentro di tutto questo.

Sono passati troppi secoli.
Miliardi di insetti neri continuano ad annaspare nello spazio
senza nessuna paura di Dio. Insetti.
Non ricordano le stragi, gli stupri, le forti Leggi
che avevano preso il sopravvento, svolazzano e muoiono
e non riescono neppure a sfogliare il Libro. Si ripuliscono,
per puro caso, su qualche vecchio giornale abbandonato
nella Zona Espansione Nord, nelle pagine in cui puoi ripassare
i nomi di onorevoli e calciatori da lodare nei millenni,
usque ad consummationem saeculi.

Una piccola mantide ci fissava
dai piatti sporchi del lavandino;
e noi, ancora più piccoli,
pregammo di riuscire a concepire
un Dio severo e barbuto nella nostra mente di insetti
ancora non passibili penalmente, un Dio nascosto
nell'enorme specchio della stanza da letto
(dove i grandi facevano l'amore e pensavano
alla tredicesima che svaniva con lo spirito
nell'acqua nera della terra vuota).
Tutto l'universo è concentrato in quella stanza da letto;
di fronte alla credenza i passi si appesantiscono,
di fronte alle bollette scadute sul comodino
odio e amore si baciano; forse effettivamente
tutto è chiaro.

3 blending things (2005)

by guido monte


1. apocalypsis, epilogus


ām, āgaccheh → amen, veni
                                              
                                        sì, vieni      yes, come
                                                       ja, kom... jà, kom þú 
  
thik he, idrh ah

              sì, ven          oui, viens

  bale, biò                                 nam, ija

          
                   ég  kem skjótt
              1






2.  hugo : l’ homme qui rit (II, 18)



alma :  «bist du ber mir ? Es mecum,
                                                are you near me?»

espectro: «asi sea,   teerum
                                ata ar neamh»
                                       2



3. canto


…la lumière du monde, il silenzio

                               (the sea was barren)



Non sunt               il n’existe pas           koi bi lharai
  iusta                      de guerres                     thik
  bella                          justes                     nhi   he   



 


                 finished. Go
     3

 

domenica 26 luglio 2015

Diario di Salina


by Pippo Zimmardi

15/7
Qui a Salina è diverso da quando negli anni '70 andavo da solo o con gli amici. Proprio a Malfa nel luogo selvaggio circondato da ruderi dei depositi cadenti dei pescatori hanno orchestrato ristori ombrelloni e materassini. Hanno persino piallato i ciotoloni sagomando sentieri e scale d'accesso. Il posto comunque è sempre bello e si scende a mare:
Caute file si appropinquano instabili  all'acqua in esercizio teutoniche incremate sui ciotoloni tuffi attempati lavacri fischio bagnino censore dei rocciatori a picco nell' acqua bassa  materassi equilibri vulcanizzati pinne in talco spatolano schiumano tra  glutei svettanti bracciate in sincrono e metro d'onda viscose  tortile al vento sete in fuga d'ombra slacciate le stuoie apparecchiati ricambi ombrelloni e bandane tuniche allacciati retini  scugnizzi ci rilassa l'occhialuta  militanza  padri figli nipoti famigli sub a  gran pescato di meduse  caccia e palmizi  grasse inflorescenze   esotico   bronzina  digita  agile sul display e poi cancella 

venerdì 10 luglio 2015

Trova

di Daniela Palumbo

Trova
uno spazio per me
un sentiero
una strada di legno
una curva nel sonno
un canale nel fosso
fino al fondo del petto
prova, un colpo di tosse
scivolato su un foglio
bianco e scuro come galleria.
Trovami, poi
una corda per risalire
lenti odori per appartenerti
ancora,
trova il nodo da sciogliere
insieme.