venerdì 31 gennaio 2014

La Chiesa di Papa Francesco

Popolo di Dio in cammino nella storia

di Rosario Ales

Semplicità e profondità di parola, plasmata dall’esperienza, sobrietà, libertà di spirito, ascolto nell’incontro con le persone sono alcuni tratti peculiari di Papa Francesco che hanno sorpreso sia credenti che non credenti.
La sobrietà del Papa si manifesta nella sua capacità di liberarsi dai condizionamenti del superfluo e della pomposa esteriorità, a cominciare dall’abito, l’auto con cui si muove, il luogo dove risiede (in Santa Marta e non nel Palazzo apostolico).
Con la recente esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” sono stati tracciati alcuni indirizzi programmatici del pontificato, di cui vorrei individuare alcuni punti – chiave:
1)      La Chiesa che cammina nella storia come “popolo di Dio” e la Chiesa, intesa come “istituzione”.
2)      Lo Spirito di Dio, che ispira, suscita la diversità, la pluralità delle comunità ecclesiali e al contempo armonizza le differenze nell’unità della Chiesa.  
3)      La dimensione Missionaria, sia all’interno della Chiesa, che nel dialogo con il mondo attuale.
4)      La dimensione sociale della Fede.
5)      La devozione a Maria, madre della Chiesa e l’ importanza della presenza femminile,  incisiva nella crescita della comunità ecclesiale.

Nell’ intervista a cura di Antonio Spadaro, pubblicata nella rivista “La Civiltà Cattolica” n. 3918 del 19/09/2013, Papa Francesco esplicita la visione di Chiesa in cui crede: “quella del santo popolo fedele a Dio”, una Chiesa vista dal basso verso l’alto, con l’ immagine efficace di “un ospedale da campo dopo la battaglia”,  l’ urgenza immediata di “curare le ferite e riscaldare il cuore dei fedeli”.
E’ una Chiesa che ha cura delle fragilità umane, si prende cura dei malati, disabili, rifiutati, discriminati di ogni tipo.
Farsi carico delle persone, è sempre accompagnato dal riconoscimento dell’opera incessante della Misericordia di Dio nella storia dell’uomo, “Dio è più grande del peccato” (cit. intervista A. Spadaro), come il “buon Samaritano” la Chiesa deve farsi prossimo, manifestare la vicinanza alla persona sofferente mediante la concretezza dei gesti.
Più che le parole sono i gesti di Papa Francesco, che sorprendono: la vicinanza con le persone, la frequenza del gesto di abbracciare, l’accoglienza e la cordialità.
Nell’ intervista succitata, emerge la prospettiva della Chiesa come “popolo di Dio in cammino nella storia” e come “ santa madre Chiesa gerarchica”, come la chiamava Sant’Ignazio.
Se questa è la prospettiva, non mancano le criticità che lo stesso pontefice ha avuto modo di evidenziare ai vescovi latinoamericani, nell’incontro di luglio a Rio de Janeiro, e si possono  individuare alcuni aspetti ed in particolare: l’ideologizzazione del messaggio evangelico, il funzionalismo e il clericalismo. L’ideologizzazione del messaggio evangelico è l’assolutizzare il messaggio del Vangelo alla luce di una interpretazione totalizzante di modello sociale (dal liberalismo di mercato fino alla logica marxista). Altra variante della ideologizzazione del messaggio evangelico è la riduzione a “una dinamica di autoconoscenza”, priva di missionarietà e di trascendenza nelle opere.
Altro aspetto critico è il funzionalismo, la riduzione della Chiesa considerata come una struttura organizzativa, da gestire con capacità imprenditoriali.
Altro aspetto è il clericalismo, credere che la responsabilità dell’annuncio evangelico sia compito esclusivo del clero, svalutando il cammino di crescita del laicato e la responsabilità dei laici nella testimonianza della fede cristiana.
Sul versante del governo della Chiesa, mi sembra che in questi mesi il Papa abbia iniziato un processo di riforma, muovendosi con prudenza e coraggio, per esempio ha nominato una Commissione di otto cardinali, al fine di consulenza e collaborazione nell’ ascoltare  le peculiarità dei diversi episcopati del mondo, nella linea di maturazione tra sinodalità e  primato del vescovo di Roma, ruolo preminente che deriva questa successione dal primato di Pietro e dalla sua identificazione con il primo vescovo di Roma, nel suo servizio alla Chiesa universale.
Una Chiesa decentrata, orientata verso le realtà locali, diocesi e parrocchie, ordini religiosi e comunità ecclesiali. 
Lo stesso Don Luigi Ciotti, parlando dell’ incontro avvenuto a Santa Marta con Papa Francesco, afferma (“la Repubblica”, 31-01-2014) “nella Chiesa sta promuovendo un processo di purificazione dal potere, un ritorno alle radici, all’intransigenza etica del Vangelo.”
Sul versante economico-finanziario ha istituito due << commissioni referenti >>, una sullo Ior e l’altra sulla gestione delle finanze e del patrimonio della Santa Sede; ha introdotto con un suo Motu proprio, l’ 8 ottobre, norme in materia di trasparenza, vigilanza e informazione finanziaria ed a  novembre, ha riformato lo statuto  dell’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF), al fine di “prevenire e combattere sempre meglio attività illecite nel settore economico-finanziario” e pertanto, adeguare gli Istituti economici e finanziari del Vaticano alla normativa internazionale.
L’aspetto della gestione delle risorse economiche del Vaticano, non può distrarci dal  considerare l’esperienza di fede della Chiesa, intesa nella pluralità e multiformità  delle sue espressioni: movimenti ecclesiali, comunità parrochiali, preti, laici, vescovi, chiamati a testimoniare, con le opere, la fede in Gesù.
In questa esortazione, il Papa invita la Chiesa alla missionarietà, ad essere “pronta ad uscire”, per servire con gioia la Parola di Dio, di contro al pessimismo sterile, all’accidia egoistica, alla mondanità spirituale ed ai conflitti all’interno della Chiesa.


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