domenica 29 settembre 2013

Suono nero

di Salvo Balsano

Il suono nero,
strappato alla luce pallida
della nausea,
tortura queste carni maledette
affogate in pianti 
vecchi e stanchi. 
Una maschera di scheletri ciechi,
incastrata nelle reliquie 
dei silenzi,
balbetta le parole di carta.
Le mani bruciate di ferite urlanti,
incatenate a memorie di cera,
aspettano la morte 
lieve e amata. 

giovedì 26 settembre 2013

mistica n.2

by guido monte

“cognitio Dei
experimentalis”,
experimental
knowledge
of God
raggio di luce
trasumanante
per l’indicibile.
profondo assoluto, oscuro.
sul precipizio
dei morti d’amore.
ma anche dentro
il vuoto e il dolore,
nel nulla…


lunedì 23 settembre 2013

Il futuro della Siria tra interventismo e negoziati


di Valentina Sechi                                                                                                                            
Venti impetuosi di guerra soffiano senza sosta da oltre due anni sulla Siria: i miliziani hanno ucciso centinaia di civili,  è in corso un'operazione di pulizia etnica, i gruppi di ribelli sono in contrasto tra loro, milioni di profughi hanno preferito trasferirsi altrove.Il Paese mediorientale è un complesso mosaico di etnie, religioni e gruppi ideologici destinato a esplodere se la fragile pace che ha garantito il regime di Assad viene meno. Esso segue il destino di altri Stati artificiali creati sulle rovine del medio oriente post ottomano che sono collassati a seguito del crollo  dei regimi secolari che li tenevano insieme. Le prospettive future, nell'ottica di un processo disgregativo che caratterizza tutto il Medio Oriente, volgono verso la creazione di staterelli deboli, culturalmente ed etnicamente omogenei, isolati,  facilmente manovrabili dall'esterno e minati alle fondamenta da conflitti settari alimentati politicamente. 

domenica 22 settembre 2013

Che cos'è...

by Giulia Greco
foto by Pippo Zimmardi 

Che cos’è la grandezza e cosa il perdono?
Quando si giunge al limite, a quel punto senza ritorno in cui scegli di piegarti
o immolare te a te stesso bruciando tra le fiamme?
Le tue ciglia dischiuse regalano pianto,
consolano i corpi molli che nell’aria densa fluttuano,
 si compiacciono della malattia che li genera.
Come si decide tra l’odore di un uomo o di una donna
Quale potente alchimia svela le trame del futuro
Quale enorme mistero attende il chiarimento che tarda a giungere
Forse perché non arriva mai, forse che i nostri destini rimangono incatenati al dolore
dell’assenza di senso,
forse che non seguo una via, ma sgambetto senza nessi tra un bicchiere e un altro,
forse è l’appropriazione indebita dei sogni altrui a pacificare l’animo per un solo istante,
perché non c’è bellezza assoluta né unica verità,
non c’è vero amore né autentica devozione,
non c’è dio né speranza di redenzione,
siamo minuscoli punti senza direzione in uno spazio antigeometrico
che ci disperde come inutili gingilli del tempo,
siamo il surrogato del tanto decantato Uomo
che troneggia spensierato inconsapevole dal sua vana gloria.


Il poeta e lo scienziato

 
di Andrea Castrovinci

La scienza s’è avanzata
al punto da lambire l’immortalità.
Non voglio (Dionescansi!) l’immortalità!
Chiedo, alla vostra infernale maestria,
di cambiarmi il cervello,
del resto non lamento.
«Desidero uno scambio a mio favore.
Dottore, scienziato, travasatore
matto! Piantami il cervello d’un gatto!
Il micio pensa poco,
lo vedo richiamarsi
dal sonno meridiano
se un mormorio lontano
gli giunge fioco fioco…
Appena intende il nome che gli diedi.
Oh micio, nulla chiedi,
solo il cibo e le carezze! Eppure,
d’in quando, sembri triste…
Ti aggiri casa casa
occhi annoiati a morte…
Lasciamo stare il cervello del gatto,
non voglio che la sorte dell’uccello!
Desidero il cervello d’un rondone!
Lo vedi nero-snello,
s’invola come un lampo,
lo senti altolevato
garrire su ogni campo!
Però, a pensarci bene, il rondone
in aria vive, in aria pur s’accoppia…
Ad essere un rondone senza l’ali,
tristezza proverei…
Dottor, mi dica lei,
io voglio la salvezza!»
«Allora le offro il vivere di pianta,
che a niuno nulla chiede,
si pasce, ove risiede,
di terra d’aria e sole;
parole non intende,
il suo unico amante
è il sole, come tutte l’altre piante.»
«Ma… se la pianta provasse dolore?
Non crede che soffra riarsa dal sole
cocente, con le foglie
prive del vivo colore verde,
stramazzate nel giallore della sete?
Accasciata su se stessa, coi rami
disseccati e penduli…
Che sete deve avere
i dì d’estate quando langue al sole!»
«Non trovo cosa dirle,
vuol essere una roccia!?»
«Roccia, roccia… potrebbe andarmi bene!»
«Posso offrirle il sentire d’un vivente,
io sono uno scienziato,
non un mago o un alchimista!» «Peccato,
avrei desiderato
d’essere trasformato
in un sasso da niente!»

 

giovedì 19 settembre 2013

Fango

by Giulia Greco

Vivo immersa nel fango,
glorificandomi di banali adulatori senza gloria;
smercio senza indugi la mia vanità
con qualche lode a buon mercato,
apro varchi nella sabbia per seppellirmi di bocche compiacenti
e le mie labbra avvizziscono, mentre il mio ego si sdillabra
indefinitamente – smagliature sui miei flaccidi sogni.
 
Edifico un tumulo di roccia grezza
alla mia innocenza perduta
Della fame di oggi dietro l’impotenza di domani,
sputo sul piatto del perdono, che mia madre mi offre
per dispetto sulla tavola imbandita
di imbalsamati sguardi, di strani e muti gesti.
In quale angolo buio ho nascosto
i resti delle vittime dei miei perversi slanci?
Non ho più memoria dello spazio,
ed il tempo scorre tra le dita inerte,
se non in quelle notti fredde in cui sproloquio senza pace
con questo stanco mucchio di disinibite meschinità
che mi ostino a chiamare
me stessa.

foglietti n.2

by guido monte

gli animali devono salvarsi. magris mi ricorda di joseph roth, in rebellion, che parla della bontà di un asino, “gli occhi grandi, color ambra, umidi come fossero pieni di lacrime”, unico fratello nell’inverno del mondo

verità! si potrebbe anche soltanto raccogliere i pensieri di un altro, le citazioni, o portare i pennarelli in campagna per disegnare l’erba… puoi accorgerti della verità solo semplificandoti, la verità è semplicissima, è lo sguardo di un cane, mentre tutto al mondo passa (g.l.)

seguire il flusso. tutto fluisce velocissimo nel mare dell’essere, e noi seguiamo la corrente ci adattiamo improvvisiamo… basta pochissimo: un gesto, un segno, un respiro

non dimenticare. il corpo maciullato di un piccolo gatto sul bordo dell’autostrada, non voglio dimenticarlo, no, non voglio dimenticarlo… un istante prima un gabbiano alto in volo. la zampetta alzata, la zampetta bianca ancora alzata, piegata come segno di un impatto terribile.
e quell’ultimo tempo dopo lo ha passato da solo, abbandonato nell’ultimo orrore dell’abbandono finale

che cosa ho imparato? che cosa impariamo da una fine nella follia e nella putrefazione? dall’esatto opposto di ciò che vorremmo essere?

ragioni. puoi scrivere ricordi di pietà, di orrore non consolato, di nostalgia; oppure la visione del sogno che non c’è, colori abbaglianti, umori sconosciuti, emozioni lente e dolci


domenica 15 settembre 2013

La casa

di Irene Fiordilino


Il corridoio era lungo, molto lungo. Di notte era ancora più lungo, le pareti erano più alte e quella sera sembravano anche più vicine tra loro. Charlie, abituata alle grandi distanze, camminava facendosi luce con una mini-torcia-giocattolo mezza scarica, e per tenersi compagnia durante le interminabili traversate della casa ragionava su argomenti di vario genere e natura. Ma quella notte la novità delle pareti restringenti teneva occupata la sua mente: la zia era passata da quel corridoio quando aveva visitato la casa.

The knight. Una ballata celtica del compositore Lewis McArmett.

di Lewis Mc Armett
 

mercoledì 11 settembre 2013

labyrinth

by guido monte

nous n'existons vraiment pas, nous ne sommes pas capable d' agir, nous avons tout oublié…
nous pouvons seulement espérer dans des choses lointaines…

i awake you, you mysterious labyrinth between empty rooms, in the void, through waters, agua that nets and fecundates you misterio of a nature-temple of vivants, of tus ojos, una oscurità trasparente
not visible to tired eyes in the possible combinations...

hearing only the sound of water of eliot and basho  while similiter spirant omnia, (the same breath is for everyone, all a part of the different in the mismo soplo de vida, in its pristine face)

venerdì 6 settembre 2013

Sulla terra

di Vita Fabbro
foto by Pippo Zimmardi

Spenta negli sguardi

Senza riso nè ornamento

Chiuse la notte le bocche

E bagnati di sangue

di altro sangue si lavarono

Di fango fino al collo

Come chi con fango si lava

Anima riarsa di sete

Voce senza gola

Sprofondata chiese Sibilla

A un fanciullo che gioca

Dove fosse il sole

Ma la terra tagliata dal cielo

Era narici senza fiato

La veglia ai più

Tradì quei tralci

Dalla polvere trascinati

Il soffio delle anime

Annusò il lago della terra

Scura inghiottiva il giorno

Nessuno era mai tornato

Dimenticate le vite

Le strade nessuna percorsa

Destini di morte partorirono dalle narici

Germogliarono nascosti

Così si dilatò un’umida anima

Piansero di ogni goccia d’acqua

Afferrati alla terra

Vissero il lento dimenticare

Forgiarono nel sangue

Come il più bello dei mondi

Invero non conoscevano inganno

Nulla guarì la notte

Quando la notte

by Giulia Greco
foto by Pippo Zimmardi

Quando sperimento me stessa
In perturbanti eccessi e senza mente
Il corpo esulta e tremula una fiamma
Mai estinta e non si placa.

Quando la notte sembra infinita
E la luce scopre la nudità del giorno,
Cicatrici sulle gambe e nel cuore
E l’azzurro che riflette il cielo.

Quando dimentico me stessa
Per un’estasi dei sensi pallida e incostante,
mi fortifica il vino e mi fa grande
per stagliarmi contro il mondo o per gridare ancora.

Quando la notte è finita
E il circo di baccanti tace,
Mi coglie un senso di dolce leggerezza
Ma l’alba presto smaschera i tumulti sotterranei.


martedì 3 settembre 2013

Residui

di Alice D’Alessandro
foto by Pippo Zimmardi


Appresi, a frammenti,
dalle incrinature delle pietre,
dai ciocchi scartati dal falegname,
dalle plastiche a riva abbandonate
dalle onde di un oceano,
che sottrarre lascia soli e vuoti,
ma è anche lasciare emergere i residui,
ciò che non è mai.