sabato 27 aprile 2013

Un geranio rosso - Un pezzo di legno

(il testo nella foto, Un pezzo di legno, è di Vita Fabbro)

Un geranio rosso, di Rosalba Morici

Ho visto un geranio rosso.
Solo, spiccava tra le foglie verdi.
Ieri non c'era.
Non l'ho visto.
Eppure il suo bocciolo ... !
Doveva esserci.

Splende, orgoglioso.
Petali di mille sfumature
conservano lo sforzo da poco sostenuto
una goccia di rugiada brilla,
lenta, il sole non l'asciuga.

venerdì 26 aprile 2013

A Enzo




di Daniela Palumbo

Sei strumento d’orchestra
segreta
e silenziosa,
lungo e possente corno
di bronzo
e oro.

Sei sorriso dolce
di pianto
risata grassa e accesa
sei tu baritono e tenore… 

Padre e bambino
sei penna d’indiano
seduto sul Toro punteggiato
di nuove stelle,
calumet di pace, segnale di fumo.
Luce di speranza nella notte
depredata dell’aurora
sei tu vecchio faro.
Amico mio
Caro.

mercoledì 24 aprile 2013

Nel magma


 
di Giulia Giordano
 
"e come tutte le più belle cose
 vivesti solo un giorno come le rose".
(F. De Andrè - La canzone di Marinella)

Era estate quando la vidi la prima volta, la notai subito, indossava un abitino verde che ne esaltava le forme procaci: i seni prosperosi, il vitino sottile e i fianchi accoglienti. La mia dolce Arianna sembrava essere sbocciata dal fiore più bello, ed era veramente così. Era pura dentro la mia fanciulla dai pensieri color della notte ,era soave, bella. Era bella di una bellezza sofferta, cercata, voluta - sua.

sabato 20 aprile 2013

Posto nel mondo

di Giulia Greco

Esiste il buio perché si guardino le stelle,
mi disse un giorno il saggio guardiano del tempo.
Mi spiava spogliarmi delle parole di faustiani tecnologici slanci,
arrossiva allo scalpitio della mia lotta vana,
sorrideva del mio animo vecchio più dello scoglio ubriaco ed eterno smussato dal vento.
Non c’è spazio per me nel mondo del facile avvenire,
del lavorare fai-da-te, dell’autonomo tirar su i mobili in finto legno con il libretto delle istruzioni,
del sorriso di cortesia devoluto generosamente all’austera quieta socialità garantita,
del fare esperienze all’estero per sentirsi meno colpevoli d’esser qui-ed-ora.

Sono sola nel tempo, e nella notte e nelle stelle navigo impazzita
Con la mia macchina costosa insabbiata dalla pioggia sporca
Nella nube di smog che m’avvolge e mi penetra le guance,
e le gambe cedendo alla solare solitaria quotidianità.
Ho perso il senso del mio sgambettare in cerca d’un senso,
tra un fallimento immenso ed i miei lievi minuscoli bagliori,
come lucciole nel buio precipitare, come aspettando qualcosa,
qualcuno, Godot, o il mio dio invecchiato e smunto, il lasciapassare
per questo assurdo strepitio del mondo.

martedì 16 aprile 2013

per una bicicletta

di guido monte

sagar husein suhag, 28 anni,
migrante a palermo
dal bangladesh. 
una bici tutto il suo mondo,
nuova,
un buon motivo per esistere.
allora un giorno lo circondano,
cercano di prendere la bici,
a spintoni e maleparole.
e sagar resiste,
per lui la bici è tutto.
lo accoltellano.
viene ritrovato a terra
in una pozza di sangue.
ora sagar è morto
e il suo corpo tornerà
al suo paese,
l'anima invece vaga
da queste parti
ancora per un po',
con dentro il suo inutile sogno
di poter vivere con dignità.

( http://www.linksicilia.it/2013/04/palermo-morire-per-una-bicicletta/#.UW1r8dvhMKQ.facebook )

domenica 14 aprile 2013

Tonio Linato


di Andrea S. Castrovinci Zenna
 
Tonio Linato era un ragazzo normale, figlio d’un padre a lui somigliante nell’aspetto, ma non nelle dimensioni. Il padre era un uomo nerboruto poco oltre la soglia della quarantina, con radi capelli a mostrare una testa tonda e due occhi grandi spesso assenti, bramosi di rinvenire intorno a sé un inappagato desiderio di giovinezza; era dal petto largo e pancia consistente, con braccia grosse e ancora vigorose, così come le gambe, giovani nei peli nerissimi.

sabato 13 aprile 2013

Apnea

 
di Angelo Petri II 

storpierò le mie strofe orribilmente
per cancellarmi i segni
frammentarmi allo specchio
vomitarmi addosso le parole
camuffate da pareti scoscese
o voragini di silenzio
echi distanti d’inutili tormenti 
 

raramente ho restaurato le mie stanze
di ricevimento. Lo farò
ora che le finestre sono esplose
 
e mi proietto per strada
cerco i brandelli di volti fatti a pezzi
non riesco a respirare
né a godere
del sorriso agghiacciante
nato dal tasto del tuo cellulare

venerdì 12 aprile 2013

di notte


di guido monte

camminiamo per strada, ognuno solo nella sua notte, e il tempo ci cancella.
è inutile piangere se tutto è pesante, se tutto è grave…
sbarbaro parlava del peso dell’anima.
una radio risuona da lontano, poi cessa nel vento freddo.
 ******
sentire il desiderio  di riposare in silenzio, senza più passato o futuro,
solo il nunc, il nunc di un dormiveglia senza fine,
ma le cose non sono mai le stesse.
come vedere se stessi in un fitto buio.
***** 
nel sogno si aboliscono tempi e distanze, dal sogno ci aspettiamo
quello che il giorno non può più darci; speriamo che così sia il prolungamento
dello intermediate state di bardo,
e si dovrebbe anche vivere come in apparenza di sogno,
per prepararsi a quel passaggio tra esistenze.
***** 
molti di noi hanno visto le proprie radici spegnersi a poco a poco,
e si sono chiesti se un giorno verranno restituite,
se ci sarà un altro incontro,
o se invece non ci siamo mai lasciati
e il tempo non esiste.
***** 
alcuni pagine di libri sono la ripetizione
di alcuni aspetti della tua vita più profonda…
mi commuovo accorgendomi della comunione
nelle parole di altri in gesti e sguardi quotidiani,
se raccontati in luoghi o tempi lontani,
da creature come me…

giovedì 4 aprile 2013

ancora pensieri pre-sonno

di guido monte

sento freddo, e lo sentono e lo hanno sentito miliardi di esseri da milioni di anni; penso poche parole, ma è troppo difficile dirle: meglio restare nel solito patetico valzer di rassicuranti frasi fatte e modi di dire

leggere le tracce di chi è solo, abbandonato, trascurato, e vaga nella confusione; non veder più connessioni tra le cose, solo la loro disperazione

un rivolo d’acqua incandescente tra pareti di roccia, il silenzio di un petalo in volo, una giovane down in abito di danza

l’ultima stazione di solo arrivo, notturna, dove si vive nella penombra e “familiares mei sunt tenebrae” (salmi)

qualcuno può salvare il mondo con una risata?

temo il dolore, anche se serve a  prepararci al riposo eterno, sull’onda della spiaggia nera…  ancora versetti sacri: et adimpleo ea quae desunt passionum christi in carne mea

Replica alla lettera dall'America

di Sarah
(collage by Pippo Zimmardi)
.

4/4/2013
.

Cari Amici,              
ho letto la lettera,
e sento che qualcosa
io devo sulla carta gettare,
irrefrenabile impulso, valanga di immagini,
parole nella mente si affollano
e sento il dolore profondo
di chi ha gia‘ perso il lavoro,
dignita‘  frustrata, orgoglio calpestato.
La vecchietta che stenta 
a sbarcare il lunario.
I giovani spiazzati, sfruttati,
le ali spezzate,
e da “quelli”  i lavoratori umiliati,
beffati, sconfitti,
i diritti annullati.

martedì 2 aprile 2013

Preghiera

di Silvia Dello Russo

Cammino in una valle di odio e terrore
E tu mi chiedi di accompagnarti sulla soglia
Dell'inferno
Ecco ti ci ho portata
E ho aspettato che la porta si chiudesse alle tue spalle.
Ma più terribile
Dell'odio l'inferno non ti ha trattenuta, ti ha tagliata segata deformata e poi ti ha rimandata da me, ancora sulla soglia pietrificata. È qui che è cominciato il vero inferno, il tormento. Non respiri più non hai più occhi né una testa se non una massa enorme deforme sul corpo... ma la tua anima  c'è bella piu che mai mentre trascini quel che resta del tuo corpo sull'odore della morte
Hai preso un foglio
E mi hai scritto dal tuo inferno
Muta
Inferma
Dilaniata
Deformata
Morta viva nel dolore
Tu vivi ancora

E ancora mi insegni la potenza
Di questo amore oltre la vita e più della morte
E
Che Io sono niente senza amore
... Che Io sono niente di fronte alla vita e alla morte
... Che Io sono niente se non amore

A te amata anima
A te parte di me
A te soltanto a te
Al verde dei tuoi e dei miei occhi
A te chiedo di lasciarti scivolare dentro me
Di lasciare il tuo inferno e di farti rapire via da me.
Custodirò il tuo spirito e continuerà a vivere e a cantare
in me la tua fragile ma fortissima anima.
Ti prego ora
Scivola silente in me
Abbandona il tuo terribile inferno
Che mi tormenta la notte ed il giorno
Come io fossi te.
Forse tu già vivi oltre questo orrore
Mentre io muoio ogni istante nel vivere il tuo dolore

Lettera dall'America

di Laura Modica
(photo by guido monte)
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Ciao Guido,
spero che tu abbia trascorso una buona Pasqua e domani un'allegra 'Pasquetta' in gita con amici. Qui tutto bene. Abbiamo trascorso questa giornata in compagnia dei familiari di James, mio marito.