giovedì 28 febbraio 2013

Le dimissioni del papa: quali scenari futuri per la Chiesa?

 
di Valentina Sechi
 
Il 25 febbraio, in occasione del Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, Papa Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni.
A proposito delle ragioni che lo avrebbero spinto a maturare questa sofferta decisione ha sostenuto che le sfide poste dal mondo odierno alla Chiesa e l'esercizio del ministero petrino richiederebbero forze superiori a quelle di cui egli godrebbe, tenendo in considerazione l’età ormai avanzata (85 anni).

Nonostante non risulti alcuna malattia in corso, i suoi collaboratori avevano recentemente notato un affaticamento maggiore. Già in passato si era parlato delle sue possibili dimissioni, ma egli aveva risposto che «ci si può dimettere in un momento di serenità o quando non ce la si fa più. Ma non ci si può tirare indietro e dire ci pensi un altro. Quando si giunge alla chiara consapevolezza di non essere in grado di continuare, in questo caso il Papa ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi» .
Altre ragioni potrebbero essere legate anche alle lotte interne alla Curia e ai due problemi principali che hanno intaccato l’immagine della Chiesa cattolica: lo scandalo dei preti pedofili e quello dell’ IOR (la Banca vaticana), indagata per presunto riciclaggio di denaro sporco. Di queste tematiche il pontefice aveva già discusso durante il viaggio verso Lisbona nel 2010, quando aveva asserito che la Chiesa ha bisogno di purificazione e giustizia, di imparare penitenza e perdono.
Tale scelta consegnerà sicuramente il Pontefice alla storia dato che il primo e unico caso di abdicazione formale di un Papa risale al 1294. In futuro, ci si rivolgerà a lui come Papa Emerito o Romano Pontefice emerito. Il papa si trasferirà dapprima nella residenza di Castel Gandolfo e in aprile in un convento vaticano. Su sua esplicita richiesta il nuovo successore di Pietro sarà scelto da un conclave che si dovrebbe tenere entro 15-20 giorni a partire dal 28 febbraio, quando alle ore 20 inizierà il periodo di sede vacante. Durante tale periodo il governo della Chiesa sarà affidato al collegio dei cardinali, in particolare dal cardinale Camerlengo, il Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone.
Per abbreviare i tempi di sede vacante, Benedetto XVI ha modificato la Universi Dominici Gregis (Costituzione apostolica), emanando il Motu proprio Normas Nonnullas per modificare le disposizioni in materia di sede vacante. Le modifiche più significative riguardano la possibilità per i cardinali di anticipare la data d'inizio del conclave, la scomunica automatica per chi ne viola il segreto, eccetto che per i cardinali per i quali vige un obbligo di coscienza relativamente al segreto, l'impossibilità di esclusione dall'elettorato attivo e passivo. Quest'ultima nota si rende necessaria in quanto era incerta la partecipazione dell’arcivescovo di Los Angeles Mahony, del primate d’Irlanda Sean Brady e del cardinale belga Godfried Danneels per via dell’accusa di copertura nei confronti di preti pedofili nelle rispettive diocesi. La tesi del complotto mirato a delegittimare i tre porporati sarebbe un pretesto per destabilizzare il Conclave stesso e condizionarne l’esito. Per evitare condizionamenti esterni è necessario che non ci siano comunicazioni con l'esterno e che tutti i cardinali possano partecipare, in quanto anche un cardinale scomunicato mantiene il diritto di voto.
Il conclave sarà composto da 116 cardinali detti elettori (si registrano per motivi di salute la defezione del Vescovo di Giacarta e l'autoesclusione dell'Irlandese O'Brien) con età inferiore agli 80 anni mentre altri 91 che hanno superato il limite di età potrebbero comunque rivestire un ruolo significativo insieme ai membri degli ordini religiosi.
Tra i cardinali in lizza per la successione al soglio pontificio spiccano alcuni cardinali vicini a Benedetto XVI, come l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, quello di Vienna Cristoph Schoenborn e il canadese Marc Ouellet a capo della congregazione dei vescovi. Tra i papabili italiani si fanno i nomi del presidente del Pontificio Consiglio della cultura Gianfranco Ravasi, dei già citati Scola e Bertone, del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco. Con riguardo ai cardinali provenienti dai Paesi in via di sviluppo si ricordano l’Arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle, il ghanese Peter Turkson e il brasiliano Odilo Pedro Scherer.
Nelle ultime tre decadi il centro di gravità della Chiesa Cattolica si è spostato dall'Occidente al Sud del mondo. Mentre il cattolicesimo europeo sta morendo, indebolito dagli scandali, dal crollo delle vocazioni, dalla mancanza di leadership e dalla secolarizzazione, dall'allontanamento dei fedeli, che lo percepiscono come un'istituzione formalizzata, legata ad una ritualità medievale, la Chiesa africana vive una situazione diametralmente opposta: si registra un boom di vocazioni, la partecipazione alle celebrazioni domenicali è numerosa, attiva e gioiosa. Ciò è dovuto anche alla forte influenza culturale del cattolicesimo nella ricerca di soluzioni ai problemi che affliggono il Continente come povertà, malattie, conflitti religiosi ed etnici, problemi politici ed economici, fondamentalismo islamico. Non si tratta soltanto di sostegno spirituale: quella che le parrocchie operano è un'opera concreta di rafforzamento della società civile, creazione di reti di persone per la salvaguardia dei diritti umani e la promozione dello sviluppo sostenibile.
È stato lo stesso Benedetto XVI a definire l'Africa il polmone della Chiesa, centro del rinnovamento della filosofia, del pensiero e della teologia cattolica. L'elezione di un Papa africano non farebbe altro che sancirne la rilevanza.
Se i due precedenti Pontefici hanno concepito l'istituzione ecclesiastica come euro-centrica e conservatrice, un Papa africano potrebbe reinstaurare la visione universale della Chiesa e, secondo Frate Longenecker, spostare l'attenzione dall'ossessione occidentale per la sessualità e i ruoli di genere ad altri problemi fortemente sentiti nel mondo, cambiando la percezione generale nei confronti di un Continente ricco di potenzialità e disagi.
A proposito della Chiesa latino-americana, questa è ampia e vitale, nonostante la sempre maggiore presenza in quella regione di gruppi evangelisti protestanti. Le probabilità di un papa originario di quest'area sono limitate, perchè, dopo l'intensa opera sociale dell'indimenticato Giovanni Paolo II e l'improvvisa rinuncia di Benedetto XVI, gli elettori potrebbero cercare la sicurezza di un europeo, nonostante la presenza di cardinali sudamericani capaci di accettare il fardello del papato.
Riguardo comunque alla possibilità di un Papa africano o asiatico, la scelta del nuovo Pontefice non sarà guidata da considerazioni relative alla sua provenienza geografica, dai giochi di potere e dalle alleanze interne alla Chiesa, ma dalla sua capacità di guidare la comunità cattolica con sicurezza e autorevolezza, occupandosi di coloro che sono emarginati, oppressi, discriminati e sfruttati.
 


 
 



2 commenti:

  1. Condivido l'auspicio della conclusione "la capacità della Chiesa di guidare la comunità cattolica", prendendosi cura degli ultimi, ma non si può disconoscere oggi una percezione duale della Chiesa cattolica da parte del credente comune:
    per un verso, la percezione della corruzione che attraversa la Chiesa, lo scandalo dei preti pedofili, la gestione non trasparente dell'IOR (la Banca vaticana), i giochi di potere della Curia vaticana, la preferenza più o meno manifesta accordata a leader politici a tutela di interessi socio-economici, la confusione psico-teologica tra peccato e reato (nella connotazione del diritto positivo).
    Per altro verso, la Chiesa per il credente é custode ed interprete autentico dello sviluppo della "dottrina cristiana", della "multiformità nell'unità", segno tangibile della comunione ecclesiale, di cui parlava il Cardinale Martini, vigore perenne del messaggio evangelico.
    Grazie a Valentina Sechi per la prospettiva di speranza per una Chiesa sempre giovane e gioiosa, non in contrasto con l'immagine evocata da Sant'Ambrogio di "casta meretrix", bisognosa di purificazione al suo interno, come ci ricordano i compianti Card.Martini e Giovanni Paolo II.
    Cordialmente, Rosario Ales

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  2. Condivido il tuo pensiero nel complesso.
    Franco Barone

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