domenica 2 dicembre 2012

“UN FUTURO MIGLIORE” (1994), di Nicola Spacca

Ecco la seconda opera del ciclo di quadri di Nicola Spacca sul filo del "tempo". Come mi ha spiegato l'autore, " ... lo scopo del percorso non è quello di pubblicare cronologicamente la produzione, ma di seguire una via che passa dall'introspezione alla materia e da essa all'impossibile". Segue la scheda critica sempre dell'autore. Buona visione!
(G.M.)
                                                                                   
Di santi lontani, venerati in terre assolate,/ e in special modo, dai confini di ogni contea/ d’Inghilterra, fino a Canterbury viaggiano/ in cerca del martire santo benedetto, pronto/ a dar loro aiuto quando erano malati.
(Geoffrey Chaucer,  da “Canterbury Tales” )
Cos’è quel suono alto nell’aria/ Mormorio di materna lamentazione/ Chi sono quelle orde incappucciate che sciamano/ Su pianure sconfinate, incespicando nella terra screpolata / Circondata dal piatto orizzonte soltanto/ Qual è la città sulle montagne/ Si spacca e si riforma e scoppia nell’aria viola/ Torri crollanti/ Gerusalemme Atene Alessandria/Vienna Londra /Irreale
(Thomas Stearns Eliot, da “La Terra Desolata “)
Nessuno pensi a me./ Pensiamo a tutta la terra, battendo/ dolcemente le nocche sulla tavola./ Io non voglio che il sangue/ torni ad inzuppare il pane, i legumi, la musica:/ ed io voglio che vengano con me/ la ragazza, il minatore, l’avvocato, il marinaio, il fabbricante di bambole/ e che escano a bere con me il vino più rosso./ Io qui non vengo a risolvere nulla.
(Pablo Neruda, da ”Ode alla pace”)

In arido terreno spunta, sempre all'improvviso, la pianta alta dai frutti succulenti. Turgido si erge sulla pianura della pena umana, è il faro dei morti ignari. Pone la scelta, è il bello e tutto quello che è perso per sempre. Sulla soglia dell'ultimo gradino della vita, si impastano le unicità umane. I giusti, e gl'ingiusti scendono in ordine, silenziosi, privi del volto perchè ormai inutile specchio dell'anima.
Tanto solenne ed importante l'estremo momento per chi resta, è, invece, in assoluto l'insignificante escremento dell'universo. L'ultimo atto è l'abbandono, la deiezione e l'allontanamento dalla bellezza simmetrica con il divino, dal mondo speculare, attrattivo del Dio creatore. Il catabolismo umano o il nuovo piccolo bel nato, qual è a Sua immagine?
Il brutto è impensabile, nascosto, fuggitivo, sotterrato con abiti puri.
Predestinati, ci obliamo, vendiamo il futuro, rimandiamo, non siamo più. I colori della vita ci sono tutti, il cielo è il solito dell'imbrunire.
Dipartire è un triste lasciare la male considerata monotonia. Occhi chiusi per sempre e la vita cambia stato. D'improvviso fermati, tocca a chi sopravvive il compito effimero della ricerca del futuro migliore.
Nicola Spacca

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