martedì 13 novembre 2012

Sulla stessa strada


di Tiziana Leonardi

È mattina e fa freddo.
Ieri sera abbiamo litigato, ti ho detto che non voglio più vederti, mi hai detto che avresti voluto non avermi mai incontrata. Ti ho dato uno schiaffo, mi sono fatta male alla mano, me l'hai presa e l'hai baciata, come sai fare tu, col cuore sulle labbra. L'ho strappata via dalle tue mani, ti ho detto di non toccarmi, mi hai detto mi dispiace. Dispiace più a me, vorrei dirti.
Vorrei dirti che non ha senso litigare, che tanto non serve a niente sbattersi in faccia false verità e che vorrei che la stringessi per sempre, la mia mano. Ti ho detto un sacco di volte di andare via, ma tu sei rimasto.
Io non so farci i conti con le persone che rimangono, è più forte di me.
"Vanno via", mi ha detto una volta mio nonno, "vanno via tutti". Io non lo so se vanno via tutti, io non so neanche che vuol dire restare in realtà.
Ho imparato a starti a fianco a poco a poco. Ti ho conosciuto un sabato sera, fuori con gli amici. Conoscevo uno dei tuoi, mi sono presentata, mi hai stretto la mano e mi hai detto il tuo nome. Mi piaci, ho pensato;
piacere, ho detto.
Ti ho guardato per tutta la sera, ma spostavo lo sguardo mentre tu piantavi gli occhi sui miei. Io vado, mi hai detto ad un certo punto, e ti ho preso la mano istintivamente, solo per salutarti, ma era in realtà un "no resta", anche se non te l'ho detto mai.
Io vado, mi dici, ed io mi chiedo dove sia il mio posto, ora che non ci sei, e dove sia stato fino ad adesso che tu non c'eri.
Torno a casa, vado a letto ancora truccata, spero solo di rivederti, e lo so che il numero lo chiedono sempre i ragazzi, ma io sono fatta così, scelgo la mia preda per farla diventare predatore.
Luca mi dà il tuo numero, e io ti contatto subito, neppure voglio pensare a quello che sto facendo, mi piace potermi ripetere "pazienza, ormai l'hai fatto". Ed infatti prima della tua risposta mi dico cinque o sei volte "pazienza, ormai l'hai fatto". Mi saluti, sei contento che ho il tuo numero, mi chiedi come voglio essere salvata in rubrica, "come vuoi" ti dico, e "come vuoi" mi rinomini.
Diventiamo amici, ci sentiamo spesso, tu non provi niente per me, e neppure io, mi dico. A volte usciamo insieme, mi passi una mano tra i capelli, me li scombini, io ti faccio una linguaccia, tu mi sorridi come un dio. Ti chiedo se ci credi, in Dio, mi rispondi di no, mi domando come fai a non crederci, qualche essere divino deve pur averti fatto quegli occhioni verdi, quel naso, quelle labbra che sembrano disegnate e la virgoletta ai lati della bocca, che ti viene solo quando sorridi. Me lo domando, ma non te lo dico, lo tengo per me, ingoio le parole e guardo avanti.
Una sera usciamo insieme, aspettiamo tutti gli altri, siamo in anticipo di un'ora. Mi sei passato a prendere col motorino, mi hai dato il casco e mi hai fatto l'occhiolino, "dai, sbrigati", mi dici, salgo su e parti. Parcheggiamo il motore e ci facciamo un giro, ci sediamo in una panchina e incontriamo dei miei amici che non vedo da un secolo. Ci chiedono se stiamo insieme, rispondiamo di no e abbassiamo lo sguardo. Peccato, ci dicono, sembrate fatti per stare insieme. Ci ridiamo tutti su, tu sembri sicuro, io un po' meno. Loro vanno via, noi restiamo seduti. Mi dici che non puoi più essere mio amico, penso che forse è colpa mia, ti avevo fatto capire che mi piacevi pochi giorni prima, mi avevi detto che ci avresti pensato. Mi dici che non puoi più essere mio amico, vuoi essere il mio ragazzo. M'insegni a stare con te, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. Mi tieni la mano per strada, anche quando attraversiamo, me la stringi più forte, come se avessi paura di perdermi da un momento all'altro. Per te mi sono messa pure a cucinare, ho imparato a fare i muffins e già mi sento una cuoca, mi ha aiutata mia mamma anche se non te l'ho detto e ho fatto finta di aver imparato tutto da me. Te li ho portati a casa, e ti sono anche piaciuti un sacco, dici.
Stiamo insieme così da un anno, litighiamo, a volte, per fare subito pace, e poi è ancora più bello.
Ieri pomeriggio ho incontrato un uomo, non so come si chiamasse, so che abita vicino casa mia. È sempre solo, non parla mai con nessuno, e ha gli occhi tristi. Accarezza il mio cane, si rialza, mi chiede come si chiama, poi mi dice che non importa: è carino lo stesso. Dice che ne conosceva uno uguale, sorride, lo riaccarezza. È stato molto tempo fa, mi dice, e tira su col naso. Sospira, guarda gli alberi, si passa una mano sull'altro braccio e solo allora mi rendo conto di quanto sia fragile.
"L'ho amata..." sussurra, e capisco che parla di una donna, di certo non di un cane, "ma me la sono fatta portare via", dice, mentre il mio cane gli annusa le scarpe. Poi mi guarda, ha gli occhi lucidi, mi dice che non se lo perdonerà mai. Non finisce mai le frasi, le lascia tutte a metà, come se avesse un conto in sospeso con la vita. "A casa non ho mai nessuno", dice al cane, mentre torna ad accarezzarlo. "Lei è andata via, è andata via un sacco di tempo fa, ed io non riesco a dimenticarla... com'è essere un cane, eh?... Bello, bello questo cagnolino... lei ne voleva uno, io invece no, chissà che forse... non sono stato capace, è colpa mia... amor omnia vincit, mi dicevano a scuola, e invece no, l'amore non vince proprio niente..non vince un bel niente, bello mio...". Prende un sospiro, mi guarda, lo guardo. È triste, è triste più che mai, ma sorride. Buona passeggiata, mi dice, e scompare tra le ombre della sera.
È mattina e fa freddo.
Ieri sera abbiamo litigato, ti ho detto che non voglio più vederti, mi hai detto che avresti voluto non avermi mai incontrata.

Tengo ancora gli occhi chiusi, sono nel mio letto, coperta fino alle spalle. Penso alle parole di quell'uomo: "lei è andata via un sacco di tempo fa, ed io non riesco a dimenticarla...". E vorrei dirti che neppure io riuscirò mai a dimenticarti, anche se ti caccio via, anche se ti dico che ti odio, anche se quando ti do uno schiaffo, sono io quella che si fa male.
Penso che anche io, un giorno, mi troverò a raccontare la nostra storia, così come fanno tutti, con un sorriso sulle labbra ed un velo di malinconia sugli occhi.
E allora mi toccherà raccontare, seduta sul pavimento di qualche amica, della tua virgoletta a lato delle labbra, del tuo sorriso sghembo, dei nei che ti spuntano sul viso d'estate.
Mi toccherà raccontare, dei tuoi capelli ribelli alla mattina, alla sera, e dopo aver tolto il casco.
Racconterò della tua intelligenza, forse, di come sei bravo in tutto, del tuo senso pratico e di tutte le nostre gare davanti alle tv per scoprire chi era più bravo ai quiz show (vincevi sempre tu, ma te la prendevi con me perché sostenevi che ti lasciassi vincere).
Racconterò di tutte le volte in cui ti convincevo a darmi almeno un bacio sulla guancia, quando litigavamo e ti arrabbiavi con me, e poi all'ultimo mi giravo e mi facevo stampare un bacio sulle labbra, e tu te la prendevi il doppio, ma poco dopo stavi lì a ridere con me.
Racconterò di come non mi hai mai lasciata sola, di quando piangevo e correvo da te, e per farmi passare tutto mi abbracciavi e mi trattavi come una neonata, tamburellando la mano sulla schiena e sussurrandomi di smetterla.
Racconterò dell'aspartame ( o come diavolo si scrive) che si trova nella coca cola, e per questo mi vieti di berla, "perché se no poi ti fa male!". Racconterò dei tuoi baci, delle tue carezze, dei nostri pianti e delle nostre risate, della tua euforia e della tua disperazione. Parlerò dei nostri sonnellini insieme, dopo aver fatto l'amore, delle notti in cui faceva un freddo cane e mi coprivi le spalle con la tua coperta, e poi mi giravo e ti trovavo tutto rannicchiato su te stesso, ed ero io a coprirti.
Racconterò delle giornate passate a litigare, e poi delle nottate passate a chiederci scusa e a far pace.
Racconterò delle poesie in inglese che mi leggevi, di come ti vergognavi di leggerle, ma lo facevi lo stesso perché lo sai che mi piace un sacco, e dei brividi che mi assalgono quando mi accarezzi la schiena...E poi racconterò di ieri sera, del nostro litigio, dello schiaffo che ti ho dato, delle parole che ci siamo detti... Stringo il lenzuolo tra le mani, mi copro il volto e mi si chiude lo stomaco. Penso che in fondo, viaggiare con te mi è sempre piaciuto, e mi viene da piangere se solo penso che ti ho perso.
Vorrei però raccontarlo a te, tutto questo, davanti ad una tazza di cioccolata calda, anzi no, io di cioccolata, tu di thè, il cioccolato ti fa male, non puoi mangiarlo, e raccontarti di quella volta che ti ho conosciuto, quella sera fuori, con amici, di come mi sia innamorata di te, di tutti quei giorni passati a pensare alle parole più giuste da poterti dire e di quanto poi non fosse necessario, perché ogni volta che mi guardavi,sembravi capire tutto. Lo vorrei raccontare a te, e non ad un cane incontrato per strada, di quanto ti amo, e di come senza te non possa vivere. Vorrei raccontarlo a te, a te e nessun altro, di quanto io si fortunata ad averti ancora tra le mie braccia.
Mi vengono i brividi, qualcosa mi ha sfiorato la schiena, mi giro di scatto e ti ritrovo là, sdraiato al mio fianco, ancora vestito. Hai gli stessi vestiti di ieri sera, la stessa polo arancione che amo tanto, i capelli più ribelli che mai. Hai le chiavi di casa, te le ho lasciate tempo fa, ti ho detto che se ne avessi avuto bisogno, saresti potuto venire quando volevi, mi hai risposto che hai sempre bisogno di vedermi. Hai il sonno leggero, ti svegli e mi guardi. "Come va la mano?", mi chiedi, ed intanto mi accarezzi la guancia e mi sorridi.

6 commenti:

  1. Quando si racconta come saltellando da una nuvola all'altra, con la stessa grazia, la stessa leggiadria, la stessa innocenza che doveva avere Venere quando apparve vergine fra le onde del mare; quando una pagina di diario si trasforma nel canto delle sirene, e nessuna sorte ti ha coperto di cera gli orecchi, ciò che accade è stupirsi del miracolo. E pensare che ne valeva la pena... Non più solo con stupore, ma con ammirazione.
    Francesco

    RispondiElimina
  2. Uno stralcio di vita eccezionalmente descritto.
    Un sentimento profondo, intimo, vissuto. Uno di quei ricordi di cui, in seguito, si finisce per esserne gelosi. Un racconto davvero emozionante, una passione che passa direttamente, mediante la penna, dal cuore alla carta.
    Silvia

    RispondiElimina
  3. È l'amore di chi si incontra per caso,il caso di un destino già scritto.È una strada che può essere percorsa solamente insieme.Qualcuno dei due va più veloce ogni tanto ma non fa niente:le distanze sono della testa non appartengono al cuore.È la storia di due cuori che battono a ritmo,l'uno per l'altro,la storia di chi si può raccontare solamente vivendo insieme.I brividi sulla schiena,il cuore sulle labbra,i sorrisi con le virgole.È una storia d'amore infinita,una storia che non può avere punti.Grazie per avermi letto il cuore,l'anima,o forse qualcosa di più.Leggere le anime non è da tutti,ci vuole un gran cuore.Il tuo è grandissimo.
    Giulia

    RispondiElimina
  4. Dolcissima Tiziana, i tuoi racconti mi lasciano sempre una sensazione di allegra frenesia. E' come se mi trovassi ad ammirare un fresco ruscello di montagna, e tutti i miei sensi ne sono coinvolti: guardo l'acqua limpida e cristallina scendere a valle, ne sento la freschezza con le mani, odo il suo gorgoglio ballerino, annuso nell'aria la sua salubre umidità ed infine mi disseto. Sei una vera forza della natura. In punta di piedi fai entrare il lettore nel tuo giovane mondo, dove non c'è spazio per la banalità, ed il quotidiano diventa magia. Un piccolo fresco ruscello il cui destino è di diventare un fiume ricco e prorompente.

    Almachilde

    RispondiElimina
  5. La forza del racconto è che chi scrive parla a se stesso ed arriva nel cuore di tutti. Straordinario l'episodio del cane col trasfert ricordo-somiglianza-cagnolino-donna che spiazza l'inconsapevole lettore e crea un rimando agli errori della vita. A ciò che non si può dimenticare. Ai fantasmi. Ad altri errori... Bravissima.
    Ale

    RispondiElimina
  6. E' davvero incredibile come tu riesca a dare una profondità, una prospettiva, come tu riesca ad aprire una porta persino su un foglio. E' così che le tue storie non si leggono, si vivono. Rimango impressionato, uscendo distrutto nel vivere un semplice uomo che accarezza un cane.

    RispondiElimina

Questo blog consente a chiunque di lasciare commenti. Si invitano però gli autori a lasciare commenti firmati.
Grazie