lunedì 26 novembre 2012

Frammenti n.7

di Francesca Saieva
photo by Maria Venere Licciardi

Passerà anche questa stazione (De Andrè) e i solchi del tempo segneranno il viso. Tra raggi di alta luce, che da sé è vera (Dante) e dentro il suono della tua voce. Grande è la Terra umida sulla polvere di morte (Dostoevskij); i suoi frutti non ancora maturi, ma verdi gli spazi del tuo respiro. Come immagine divina, l'Uno (Battiato). E nuove le parole per antiche emozioni, mentre vaghi nel giardino, senza ancora uscire dal cancello (Kyoshi).

Ora che il vuoto è ad ogni gradino (Montale) e la via braccata, cerchi risposte ai tuoi perchè. Tra gesti usuali, il non-detto cosciente (Barthes) si consuma anche nelle lunghe notti senza una luna, mentre accarezzi le pieghe del tuo sentire. Un istante, involontario assoluto (Ricoeur) e per te nessuna  tregua: Beharrlichkeit, la sola permanenza del tempo (Ricoeur), è un’eco che ritorna dal fondo...on ne peut te connaître mieux que je te connais (Eluard).

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