lunedì 6 febbraio 2012

dormiveglia

by guido monte

lascio ogni contatto importante,
resto nell’ombra oscura
che mi permetta però
di lasciar crescere altri,
svanisco tranquillo senza conoscenze
o ricordi… e quando proprio voglio
lasciare qualcosa, la scrivo sul foglietto
di un notes e lo consegno a una sola
persona, insieme a qualche frammento
di pietra nera lavica, mentre qoelet da
lontano c’invita ancora a far festa.

è stato già detto tutto,
anche se possiamo ripeterlo
e disperderlo di nuovo, spostandolo
tra vento e rugiada per ricordare ad altri
l’essenziale, oltre i muri interiori
che di solito ci chiudono; un cenno
(il balbettio di un barbone)
che ci porti a turno
sul fondale basso e trasparente
di questo enigma che viviamo,
tenebroso luminoso indecifrabile
pneuma returning home

mescolo e sfoglio a casaccio pile
di libri (leggerli davvero
è solo dei giovani),
poi mi distendo per lo ỳpnos in cui
rientriamo finalmente per un po’
nel gran mare dell’essere…
ma
nel dormiveglia, con un occhio solo,
ecco ancora un pensiero prima
del sonno, tra i rumors dei tanti
che ti scaldano dal freddo
della dimenticanza e ti richiamano
all’origine primeva di tutto,
pensiero-piuma
che domani mi rimodulerà
con il nuovo giorno e con le origini
della creazione, eccolo:
nel labirinto frantumato del mondo
non cercare più teorie, ma accetta
il semplice ascolto
delle parole emergenti dal caos;
non serve cercare parole come
un collezionista di libri, la verità
è già lì, davanti agli occhi,
sul balcone, in un volto
o sul bordo del marciapiede.


2 commenti:

  1. Geniale, moderna, dall'andamento sincopato e discorsivo: come l'autentica poesia dei nostri giorni deve essere. Sei uno dei grandi poeti contemporanei.
    Pablo

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  2. Vi ritrovo la spettrale distanza, o distacco, dalla fobica realtà che ci perseguita… giorno dopo giorno, notte dopo notte… allor quando il corpo giace e la mente è finalmente libera.
    Ho perso il filo del senso, se fossi Arianna, e nel labirinto della vita sarei finita per saziare le ossessioni d’altri. Ma questo non è lo scopo. Questa non è la meta e neppure lo strumento per raggiungerla. Ciò che è stato, nel corso degli eoni, si ripercuote, frustando con una legge più grande del nostro stesso sentire. Ma che fare? Non è dato agli altri decidere per noi, anche se sono gli altri, ad onor del vero, ad imporci un susseguirci snaturato di eventi ai quali siamo comunque partecipi. Sono le nostre proiezioni, le nostre utopie, eh sì, orbene, alle quali non possiamo mettere freni o censure. Il caos è attorno a noi, dentro di noi, quando consciamente cerchiamo un rimedio… panacea ai nostri stessi mali. Non sai quanto sia vera l’inutilità di cercare parole, collezionare fogli su fogli, antologia d’ipocrite bugie al proprio più profondo io. Vedi, nella certezza di questo preciso istante, colgo il tempo d’un soffio… nel quale è racchiuso il presente-passato-futuro. Tutt’uno. Inseparabili.

    Mi sono presa la libertà di seguire il filo del discorso, ed il minotauro attende, proprio dietro l'angolo!
    Forse, però, avrei dovuto farlo in tedesco :-)
    cadenza eloquente per rafforzare l’intensità del profondo sentire!
    cg

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