domenica 31 luglio 2011

Echi

di Francesca Saieva

Un veicolo sottile, nell’attimo in cui ciò che è prima adesso muore, e ciò che è dopo si ricongiunge. Così Psiche scrive la storia dei mondi, e l’Eterno unifica ciò che il Soffio ha animato.

Lichtung. Equivocabile prossimità di una città irreale. Oltre il ponte ciascuno lasci il suo nome (Schuré), lo stanco passo affondi nella neve. Quale voce? Ormai è tempo. E tra le pieghe di un ‘velo’ ondeggiano la vita e il vento, e silenziosa l’oscurità scende dal cielo.

In un tempo privo di cose esistenti l'uomo folle cerca, e la materna terra nutre l’essere tra lapilli di fuoco ed echi incomunicabili di luoghi invisibili. Tra orme sabbiose, fantasmi della memoria si lasciano avvicinare, ora che «l’origine è la meta» (Kraus).

venerdì 29 luglio 2011

Il titolo?...alla fine



di Enzo Barone

Un racconto si può far partire in cento modi. Il più delle volte hai in testa una storia, una storia che ti cattura e ti convince per la sua bontà, perché la costruzione della trama del racconto che hai in mente regge, sta in piedi bene: è l’intreccio che ti affascina di per se stesso, al di là dei fatti veri e propri che racconterai.
A volte invece è la densità umana, la forza del nucleo, di contenuto sociale, psicologico o drammatico che ti prende per la sua intensità, per l’urgenza dei contenuti. Altre volte sarà un episodio realmente accaduto, quasi bell’e pronto, che devi solo trasferire sul foglio o magari in qualche caso sarà una emozione, un sogno e via così.

lunedì 18 luglio 2011

genesis n.3

by guido monte


in principio
ādi, brahmānda
prithivī, kham, ap,
uno dei seni sbocciati
aus Weltenweiten quem dixere chaos –
non è l’alef,
dopo una serie di oscuri universi
è l’ultima delle separazioni, beth,
degli oceani di cielo e terra
delle isole di cielo e terra

toh waboh
itihāsa, mūlāvydiā, war’a hawat toh waboh
d’un monde encore tout seul
d’un monde encore tout seul
che sente le doglie del parto

ombres noires ombre nere, tamas
sushupti
où nous sommes des otages de l’obscurité –
ora il Weltengeist enim scrutatur

etiam profunda in tenebris,
et toute chose est un coeur vide

dentro buio impenetrabile

soffio adya shakti, āpas
il soffio nell’aria immortale
intercede per ognuno rantolando
(bist du ber mir?)
aura intra aeterna caela

OM

giovedì 7 luglio 2011

Quando Franco Salvo insegnava al Liceo “Umberto I” di Palermo

di Rosario Ales

A tanti anni di distanza dagli esami di maturità del 1979 al liceo classico statale “Umberto I”, il ricordo della serena calma riflessiva del professore Salvo mi ha accompagnato per tutta la vita, per essere stato un modello come insegnante e un esempio di coerenza nella vita pratica degli ideali in cui credeva.
Spesso, durante le spiegazioni di storia, diceva che le idee camminano sulle gambe degli uomini.
Franco Salvo è stato, anzitutto, un maestro di laicità, e per maestro intendo colui che sa andare oltre la professionalità dell’ insegnamento specifico, che è capace di affrontare i problemi infondendo una visione della vita basata su valori etici.

domenica 3 luglio 2011

Onde anomale oltre le correnti del web: "Indignados"

di Francesca Saieva

Come può un movimento a-politico far 'politica'? o quanto meno cercare di modificare la politica? Forse un'onda anomala è capace di far questo. Così tra i tanti protagonisti di queste primavere delle piazze ci sono anche gli "indignados". Gli USA li hanno denominati "click activism" (una sorta di attivismo reticolare ne caratterizza il movimento). Uomini, donne, ragazzi non si appoggiano ad alcun partito, ma usano la rete come 'sede' trasversale che si adopera alla "co-produzione della cittadinanza", secondo pratiche attiviste al pronto click sul web.Un movimento dunque a tutti gli effetti, ma allo stesso tempo qualcosa di diverso. Negli anni '70 gli studenti, gli operai e le femministe portavano avanti insieme le loro idee misurando le rispettive esperienze; gli indignati, oggi, sono tanti, misurano ancora le loro esperienze, ma al di là di conflitti generazionali e lotte di classe, estranee a ideologie forti.

sabato 2 luglio 2011

L'animo sereno



di Daniela Palumbo











La scrittura migliore disconosce l'animo sereno.

Che significa? Vuole forse dire che scrivere, e scrivere bene, in modo da sedurre la mente ed entrare direttamente nel cuore di chi legge, magari lasciandovi una traccia indelebile, presuppone il germe di una sofferenza consumata in solitudine? Scrivere una "buona pagina" è forse cercare di sovrapporre significati intrisi di drammatica e singolare umanità a significanti logori e usurati, applicandovi bende pulite, nuove medicazioni?

E soprattutto, sarà vero che colui (o colei) che scrive mira a proiettare verso l'esterno il pensiero "malato", che lo ossessiona e lo affligge nel corpo e nello spirito, dando sfogo a un impulso (tanto maligno quanto liberatorio) di guarigione attraverso la condivisione e il "contagio"?

Chi potrebbe affermarlo con certezza... Forse il bisogno di tradurre in segni e trasmettere ad altri quanto ci abita dentro, nei momenti della prova, non necessariamente traduce l'ansia, il bisogno più o meno impellente, di trovare una cura; forse non è altro che il desiderio di occupare il tempo che ci separa dal traguardo (sarà il traguardo che davvero cerchiamo?), mentre partecipiamo al nostro prossimo, una per una, le vicende del nostro male. Così facendo, vengono scanditi, e insieme si accorciano, i giorni e le ore del ricovero. Così facendo si abbrevia il viaggio, e moltiplicando le soste si avverte più vicino il raggiungimento della meta.

E quando si recupera la casa, e finalmente l'animo si rasserena, come uno sfondo che non abbia più ombre da svelare, forse ci si accorge con rammarico di non avere da dire molto altro.

Così anch'io?