lunedì 2 maggio 2011

Manifestazione sabato scorso a Catania: "La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto"


Nel momento in cui si sta passando da una organizzazione statale centralista ad una di tipo decentrato e federale, sembra che i cittadini siciliani si siano svegliati ed inizino ad esigere l'attuazione integrale del proprio Statuto di Autonomia, esistente dal 1946 ma mai pienamente attuato se non nella parte che garantisce privilegi alla classe politica locale.

Con l'introduzione del federalismo fiscale in Italia, la Sicilia rischia il tracollo economico. E non certo perché non avrebbe sufficienti proprie risorse su cui poter contare (a tal proposito si consiglia vivamente di leggere l'interessantissimo articolo del giornalista torinese Franco Bechis, apparso su Libero lo scorso 23 aprile dal titolo "La Sicilia secessionista vuole l'indipendenza e pure il petrolio" ); piuttosto perché lo strumento che le consentirebbe di utilizzarle, appunto lo Statuto di Autonomia, dopo ben 65 anni, non è ancora pienamente in funzione per gravi responsabilità dello Stato Italiano (i decreti attuativi sono demandati al Governo nazionale) e della compromessa e venduta classe politica siciliana che quasi nulla ha fatto per esigerne l'attuazione (in cambio di ulteriori propri privilegi).

Il 30 ottobre dello scorso anno si è svolta a Palermo una manifestazione popolare dal tema "La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto", nata sulla rete, per mezzo della quale sono entrati in contatto tra loro alcuni cittadini particolarmente sensibili a questa tematica.
La riuscita della manifestazione li ha portati a progettare l'organizzazione di altre manifestazioni in diverse città. Lo scorso 30 aprile è stata la volta di Catania.

I cittadini dei comitati "La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto", per mezzo di queste manifestazioni, intendono da un lato sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dello Statuto, dall'altro vogliono fare pressione sui politici, tanto locali, quanto nazionali, affinché la legalità venga rispettata (lo Statuto è legge costituzionale).

Al termine della manifestazione di Catania una parte di essi è stata ricevuta a Palazzo ESA, sede di Catania della Presidenza della Regione Siciliana, dal Segretario particolare di Raffaele Lombardo, Pippo Greco, al quale è stato consegnato un appello da far recapitare al Presidente. Ecco il testo integrale:

Al Presidente della Regione Siciliana

APPELLO PER L’ATTUAZIONE DELLO STATUTO SPECIALE DELLA REGIONE SICILIANA

Con la presente il Comitato di cittadini siciliani “La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto”, dopo aver chiesto a gran voce il 30 ottobre u.s. con una manifestazione spontanea di circa mille persone, svoltasi dal centro di Palermo sino al Palazzo Reale, e rivolta a tutta la rappresentanza politica siciliana e in particolare al Presidente del Parlamento Siciliano affinché adottassero ogni iniziativa volta ad ottenere finalmente quell’ampia forma di autogoverno prevista dal nostro Statuto dopo un’indecente attesa di circa 65 anni, avendo ottenuto come risposta:
il silenzio dei “media” ufficiali, che di siciliano evidentemente hanno ben poco, sempre proni a raccontare l’ultimo gossip del palazzo, ma pronti ad ignorare ogni spinta che viene dal basso, il silenzio totale da parte di quelli che dovrebbero essere i nostri rappresentanti istituzionali e che invece, evidentemente, si considerano “padroni” di un consenso elettorale tutto da dimostrare, reitera oggi la richiesta al massimo rappresentante delle istituzioni siciliane nella forma che segue.

Come è noto la Sicilia versa da 65 anni in una situazione di incredibile illegalità costituzionale nonostante la “formale” concessione di Autonomia. Lo Statuto è ancora operante solo in minima parte, e talvolta anche distorta, grazie ad un illegittimo sistema non conforme agli accordi che la Sicilia aveva preso con il patto unitario del 1946 e volto sostanzialmente ad impedire per via giurisprudenziale ogni forma di legittimo autogoverno della Sicilia prevista dalla nostra fondamentale “Carta” regionale.
Come è noto, inoltre, questa Carta non è un “incidente” della storia, ma intanto una precisa riparazione contro le tante violazioni costituzionali che avevano contrassegnato in precedenza la storia siciliana, e poi un ordinamento che disponeva per il futuro, in uno spirito di cooperazione tra concittadini della Sicilia e del resto del Paese, in modo da evitare che si ripetessero i saccheggi, gli sfruttamenti indiscriminati, le forme di vero colonialismo interno, che avevano caratterizzato il recente passato.

Questa promessa, vero patto tra Sicilia e Italia, è stata unilateralmente tradita o stravolta dallo Stato italiano, dai suoi poteri forti, in molti modi e, purtroppo, anche da larghi strati della sua classe politica e dirigente.

Senza il rispetto dei diritti costituzionali della Sicilia non ci sarà uscita dal sottosviluppo, non ci sarà liberazione possibile dalla mafia e da ogni altra illegalità, non ci sarà una propulsione autonoma che possa condurre a vere condizioni di cittadinanza, ma sempre e solo assistenzialismo e subalternità. Senza l’applicazione dello Statuto saremo sempre sudditi, piegati alla richiesta del “favore” al posto di ciò che è invece un “diritto”.

Non c’è traccia dell’Alta Corte, né di autonomia tributaria, né di perequazione infrastrutturale, né di reale devoluzione amministrativa, né di quasi qualunque altro degli istituti originariamente previsti dallo Statuto speciale della Regione Siciliana!
Per questo oggi noi non ci limitiamo a chiedere una generica “applicazione dello Statuto” stante la sua sostanziale e apparentemente definitiva paralisi. Noi chiediamo al nostro Presidente in modo esplicito che:

- sul piano politico dichiari pubblicamente quali iniziative intende intraprendere per porre il problema del ripristino dell’Alta Corte, fulcro e baluardo della Nostra Autonomia, e quindi dell’attuazione dello Statuto nell’agenda politica “nazionale” e che dichiari, parimenti, che tutti i partiti, compreso il suo, debbano darsi nel territorio della Sicilia struttura autonoma e federativa perché non rispondano alle “centrali” nazionali o esterne all’Isola ma solamente ai cittadini siciliani;

- sul piano giuridico ed economico incarichi una Commissione di giuristi ed economisti che a titolo gratuito studino la “road map” più opportuna, giuridicamente piú praticabile, piú efficiente, piú economicamente sostenibile, meno rischiosa per le sorti dell’Autonomia che possa condurre ad avere i nostri diritti nonostante le sentenze avverse della Corte Costituzionale e nonostante le poche e vecchie norme “attuative” sin qui deliberate le quali, anziché “attuare”, deliberano un disposto spesso completamente diverso dal tenore letterale di quanto scritto nello Statuto;

- sul piano culturale si impegni pubblicamente ad istituire un sistema radiotelevisivo pubblico siciliano che colleghi direttamente la nostra cittadinanza alle proprie istituzioni autonome, affinché la “Regione” venga sentita non come un arido ente amministrativo ma la propria polis viva, e che ivi vengano adeguatamente denunciati i continui abusi del potere centrale e si impegni parimenti a rendere obbligatorio lo studio dello Statuto commentato nelle scuole siciliane per creare quella coscienza civica insostituibile che costituisce la migliore tutela per i nostri diritti.

In una parola vogliamo sentire dal Presidente quale strategia intende porre in essere per ridare ai Siciliani quello che vergognosamente è negato loro praticamente da sempre. Vogliamo sentirgli dire che la giustizia europea ed internazionale saranno investite delle inadempienze interne dello Stato italiano visto che queste confliggono apertamente con il rispetto delle minoranze, delle regioni insulari e periferiche e dello stato di diritto.

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