sabato 21 maggio 2011

terzo mondo


by guido monte

vi sono invece terre
dove il sole non sorge,
se davvero i volti non si vedono
nascosti da diossina e rumore.
volti dai nomi che non conosco,
volti come nuvole passeggere
che vanno avanti e indietro
e che ascoltano uccelli in volo,
e pensano alle cose di una notte
infinita sotto un sole finto.
volti che hanno finito ancor prima
di cominciare, per questo commuovono,
foto di esseri gettati nel fuoco
insieme alle foglie (e senza
lucciole di pasolini, da sempre)

ma ormai la gola è stanca
di grida senza suono, di tramonti
che non aspettano più albe,
di lilith che genera spiriti senza vita,
di bereshit per cieli
privi di senso.
è giorno,
ma il buio degli uomini resta

giovedì 19 maggio 2011

ancora foglietti



by guido monte

elie aveva visto nel konzentrationslager il fantasma del suo cadavere allo specchio, e dio impiccato accanto alla forca di un bambino.
e andrè allora aveva indebolito e corretto quel dio con un forse, l’etre corrigé par le peut-etre, per sottrarlo alla condanna umana di ivan, che non giustificava la sua voce sottile di silenzi


uomini vuoti: thomas stearns voleva sapere the way in cui il mondo finisce, in una preghiera nascosta dentro un cilindro girevole, mentre fuori è solo deserto e vuoto, waste and void, vetri spaccati e orme di topo, ricordi di noi uomini di paglia, mentre navighiamo in silenzio lungo l’acheronte

martedì 17 maggio 2011

Nakba, "catastrofe": il risveglio del dolore




di Francesca Saieva
(photo by Francesca Saieva)
Una cronologia delle ‘faccende’ belliche è richiesta, è del tutto plausibile; una temporalità storica degli eventi è, però, meno scontata. Chi vive nella striscia di Gaza, sulle alture del Golan o al confine del Libano lo sa bene; e il 15 maggio, 63° anno di commemorazione della Nakba, i palestinesi hanno avvertito tutto il peso del conflitto con Israele. Così la “diaspora”, in questo caso palestinese, continua a far parlare di sé, al di là del sottile confine che unisce e separa antisemitismo e sionismo. Dal 1948 (anno della ‘catastrofe’ in cui l’allora Stato nascente d’Israele estromise più di 700.000 palestinesi) a oggi, i ‘confini della memoria’ hanno alzato barricate, muri e recinzioni.

sabato 14 maggio 2011

Liberami


di Adriana Buscemi

E' gonfio il petto
impregnato di pensieri
e ricordi di gesso.
Aspetto ancora un po’;
come il burattino, mi ritrovo
tra balocchi e zucchero elastico.
Risa, scherzi e giostre illuminate,
bambini divertiti tra gli sguardi
un po’ protettivi e un po’ pentiti
delle madri, spugne di tutto.

Ma voltandomi, ecco
una tentazione che ancora più forte
luccica assetata di attenzioni.
La colgo, la guardo
e lei, non appagata,
ma ancora e più desiderosa,
si ingrandisce, mi assorbe
nella sua luce plastica,
mi ingloba nel suo grande essere
artificiale, precario, vuoto.

Fammi tornare nel mio regno
di piccole paure e grandi coccole,
adesso ho bisogno
di comprendermi, intera,
di odorare di latte
ancora una volta,
come in quel paese fruttato,
di sentirmi gli sguardi addosso
premurosi,
non frettolosi.

Ma mi avvolge ancora
questa lingua di fuoco
maestosa quanto ripugnante
vista così da vicino.
Mi stringe di un affetto
riciclato, riservato non a me,
tirato fuori per l’occasione,
macchiato di un’esperienza estranea.
Una sottile familiarità mi lega
a questa futile rimembranza di calore materno.

L’odore di vecchio si mischia
alla ridondante eco della mia solitudine.
Imprigionata in questo vicolo senza uscita
non vedo alcun barlume.
I miei occhi stanchi e lucidi
tremano per il freddo.
Le mie mani raggrinzite si abbracciano
quasi a richiamare quei gesti
che mancano qui, in questo mio
corpo lacerato ormai indelebilmente.

giovedì 12 maggio 2011

Il Nulla richiamato all'esistenza e la vita misteriosa di Dio (parte prima)


di Guido Monte e Vittorio Cozzo

Il dipinto di una folla in preghiera
davanti al sole, un dipinto nascosto
all'interno di una medaglietta
che custodisce il bianco di anni e anni
della piazza più antica di Milano -
la piazza della luce di un solo giorno,
frammento di altre luci.
Il sogno della folla, sogno di niente,
di vanità, rimpicciolisce e diventa
anch'esso altro niente, altra vanità:
la mancanza di cose e pensieri
per vedersi dentro, per esseri
il cui destino (per loro sconosciuto)
è chiuso in una lacrima interna
dentro il fumo di una stanza fuori mano,
dentro una terra umida,
di visi sbigottiti e vetri rotti.
Macerie di sangue umano che nessuno conosce.

martedì 10 maggio 2011

INCIPIT

di Daniela Palumbo

Niente zucchero, nemmeno un residuo. Nel vano aperto della credenza, ad altezza d'uomo, né sulle mensole sopra ai fornelli, nemmeno più una bustina di quelle raccattate al bar, dentro al contenitore di mestoli e posate. Nessuna traccia.
Ero sveglio da poco, quella mattina di fine inverno, nell'appartamento silenzioso già vuoto da qualche ora, non il mio. Sedevo al tavolo della cucina, qui in casa di lei, rammaricandomi di non aver portato con me, oltre al piccolo Giosuè, all'ingombrante fasciatura e alla mia vecchia valigia quadrata senza rotelle, anche il mio unico sgabello di sempre: avevo perso l'abitudine alla sedia, troppo comoda, bassa e stabile per una condizione come la mia, piuttosto libera, singolare e incerta per un uomo della mia età.

lunedì 9 maggio 2011

un paesaggio

di Maddalena Scannaliato

Non credermi mai.
Non sorprendermi all’ombra
quando, forse, sorrido…
quando ascolto la voce
di un rumore che passa…
Non giocare mai
con un paesaggio assolato
che conosce i dolori,
ma dimentica presto.
Non credermi mai,
sei figlio del Tempo.

domenica 8 maggio 2011

Call center

di Enzo Barone 

“Buonasera signor Vincenzo, sono Michela, operatore 156, e la chiamo dal call center della Carta Splendid : conosce la nostra carta di servizi e sconti? Col pagamento di solei 35 euro all’anno…”
“Si guardi, in questo momento…ecco non è un buon momento.”
“Le ruberò solo pochi secondi…le dicevo, con la nostra Carta potrà andare al ristorante, al pub o al cinema o anche fare acquisti in molti esercizi, risparmiando fino al 40-50% e poi sa…”
“No senta no, non credo mi interessi e adesso mi scusi…”

sabato 7 maggio 2011

A Roberta







8 maggio

di Daniela Palumbo






photo by Beatrice Romeo



Guardami

con i tuoi occhi forse azzurri

con gli occhi tuoi che mi guardano dentro

guardami mentre non sto guardando

e mentre ascolti in silenzio

dimmi cosa vedi.


Guardami

come se io mi vedessi

da dentro gli occhi tuoi

gli occhi tuoi grandi azzurri e neri.

Dove si specchiano i colori.

giovedì 5 maggio 2011

dans la nostalgie d'un passè lointain


di guido monte

l'aria fresca della sera mi ricorda mondi del passato, mi dice a un tratto con chiarezza quel sottile e misterioso fil rouge che collega versetti e lingue lontane, la pietà di uno sguardo, gli occhi di un cane, la solitudine e il bisogno di essere amato di un ricoverato in un reparto psichiatrico, il riflesso di una pozzanghera, gli attimi prima del sonno...


lo straniero cammina conoscendo i loka per lui già prestabiliti, anche se la terra è tra catene e orrori, lo leggo in un appunto informe e quiero recordarlo a caras que no conozco, ricordarlo comme si tout cela était près de moi

mercoledì 4 maggio 2011

Vita "sotterranea" per umani di serie B


di Francesca Saieva

(photo by Francesca Saieva)

Ricordate la splendida scena disneyana degli Aristogatti, quando Romeo, er mejo der Colosseo, conduce miciona Duchessa e i suoi piccoli nel suo coloratissimo (come si addice a un cartoon) ma fatiscente super-attico? E lì gatti-musicisti, tutti insieme si lasciano andare a una strepitosa e coinvolgente performance a ritmo di jazz. Quei gattoni esistono davvero, sicuramente meno allegri e ‘acrobati’, ma sono proprio loro, i randagi (umani e non) di ogni città: li trovi ovunque, in ogni quartiere, campo, sobborgo; ci affiancano per strada, come fantasmi fanno ombra ai nostri passi. Vivono spesso nei ‘sotterranei’ perché clandestini, sono quasi grati ai loro protettori per non averli ‘rispediti’ nel luogo di provenienza. Poco importa, infatti, se non si è liberi di circolare o di uscire dai ‘sotterranei aziendali’, dove si è, il più delle volte, impiegati e sfruttati per lavori di ogni tipo; ciò che conta è evitare il rimpatrio.

lunedì 2 maggio 2011

Manifestazione sabato scorso a Catania: "La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto"


Nel momento in cui si sta passando da una organizzazione statale centralista ad una di tipo decentrato e federale, sembra che i cittadini siciliani si siano svegliati ed inizino ad esigere l'attuazione integrale del proprio Statuto di Autonomia, esistente dal 1946 ma mai pienamente attuato se non nella parte che garantisce privilegi alla classe politica locale.

Con l'introduzione del federalismo fiscale in Italia, la Sicilia rischia il tracollo economico. E non certo perché non avrebbe sufficienti proprie risorse su cui poter contare (a tal proposito si consiglia vivamente di leggere l'interessantissimo articolo del giornalista torinese Franco Bechis, apparso su Libero lo scorso 23 aprile dal titolo "La Sicilia secessionista vuole l'indipendenza e pure il petrolio" ); piuttosto perché lo strumento che le consentirebbe di utilizzarle, appunto lo Statuto di Autonomia, dopo ben 65 anni, non è ancora pienamente in funzione per gravi responsabilità dello Stato Italiano (i decreti attuativi sono demandati al Governo nazionale) e della compromessa e venduta classe politica siciliana che quasi nulla ha fatto per esigerne l'attuazione (in cambio di ulteriori propri privilegi).